Si potrebbe dire che la storia del nostro studio comincia prima della sua nascita, perché risale a quella di due studi più piccoli, quello di Galielo Menichini e Nicola Boccaccini e quello di Luca Niccolai e Chiara di Vecchio.
Forse è stato il destino a metterli uno di fronte all’altro nello stesso edificio, di sicuro è stata una fortuna. Nel 2008 infatti hanno scelto di unire le forze, dando vita a un'unica realtà basata su un principio fondamentale: la collaborazione. Entrambi avevano alle spalle anni di esperienza e una forte identità progettuale, ma sentivano che il passo successivo non poteva che essere la condivisione. L’architettura, in fondo, è un dialogo continuo tra spazi, persone e idee. Ed è così che è nato il nostro studio associato GAA: non come semplice somma di professionisti, ma come un laboratorio di idee, dove il confronto è il motore di ogni progetto.
Da quel momento, la collaborazione si è dimostrata una scelta vincente, abbracciata da altri architetti che si sono aggiunti negli anni. Adesso lo studio conta dodici persone ed è ancora in grado di affermare lo stesso: condividere dà solidità ai progetti e amplia continuamente la propria visione.
Un precetto, due principi.
Crediamo fermamente che l’unione faccia la forza.
Ogni progetto nasce da una discussione aperta, dove competenze, sensibilità e visioni si intrecciano per dare vita a qualcosa di più grande della somma delle sue parti. Anche se c’è sempre una persona che assume il ruolo di referente principale per il cliente, perché un interlocutore unico garantisce chiarezza e fluidità nella gestione del progetto, dietro quella figura c’è sempre un team, una rete di pensieri e soluzioni che si sviluppano insieme. Il confronto continuo porta a risultati più alti: ogni architetto sa che il miglior progetto non è mai il frutto di una singola intuizione, ma il risultato di un processo di riflessione collettiva che permette di esplorare nuove prospettive e trovare risposte che, da soli, sarebbero rimaste in ombra.
La nostra visione dell’architettura si fonda su due principi che potrebbero sembrare opposti, ma che per noi convivono in perfetto equilibrio: "Less is more" e "A volte osare significa scendere", come diceva il maestro Ettore Sottsass. Da un lato, la ricerca dell’essenzialità e della pulizia formale, dall’altro la consapevolezza che, per rompere gli schemi, a volte bisogna scendere a un livello più profondo, rimettere in discussione i punti fermi. Questo equilibrio ci permette di creare spazi che siano al tempo stesso minimali e funzionali, ma anche dotati di carattere e profondità.
L’impronta di GAA
Una cosa però è certa: ogni progetto deve parlare la nostra lingua e la nostra lingua è la stessa per tutti gli architetti associati. Un linguaggio fatto di proporzioni studiate, materiali scelti con cura e soluzioni che non siano solo estetiche, ma sempre orientate alla funzionalità. Per noi, la bellezza è una questione di equilibrio, non di eccesso, perché per prima cosa: tutto deve funzionare.
Non dimentichiamo mai che l’architettura non è solo un fatto estetico, ma anche un lavoro tecnico, dove la precisione e la fattibilità sono imprescindibili.
Realizzare una casa non significa infatti solo disegnare un sogno, ma anche permettere al cliente di viverlo. È anche per questo che la fase progettuale è sempre condivisa, mentre quella gestionale resta più individuale: è un equilibrio che ci permette di garantire una solida base concettuale ai progetti senza perdere di vista l’efficienza operativa.
E la stessa filosofia si applica anche nel rapporto con i clienti.
Ogni progetto è il risultato di un dialogo aperto, dove la condivisione diventa la chiave per trasformare un'idea in uno spazio che risponda realmente alle esigenze di chi lo abiterà. Perché l’architettura, alla fine, è proprio questo: un processo collettivo, fatto di visioni che si incontrano e si traducono in forme, spazi e dettagli capaci di funzionare davvero.
