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Le tre R

Marzo 2024

Come trasformare il tessuto urbano verso un futuro più sostenibile

Quando si studia un certo argomento, c’è sempre qualcuno che tira fuori tutte le parole che iniziano con la stessa lettera dell’alfabeto e poi ci inventa una regola sopra. Quando ci si approccia all’inglese vengono così spiegate le cinque W, in marketing ci sono le quattro P e noi, per non farci mancare niente, abbiamo trovato le tre R. Badate bene però, che queste non racchiudono una regola, bensì sono tre modalità distinte ma accomunate dal fatto che provano tutte a trasformare lo spazio e a renderlo, in qualche modo, più vivibile di com’era prima. Ma non solo: questi concetti chiavi delineano un delineano un quadro complesso ma promettente per il cambiamento delle nostre città.

Ecco quindi a voi:

R di ristrutturazione, R di riqualificazione e, infine, R di rigenerazione

C’è un motivo per cui le abbiamo messe in quest’ordine e presto spiegheremo perché.
Per prima cosa però vogliamo fare chiarezza sulle definizioni.
La ristrutturazione opera come ponte tra il passato e il presente. Con occhio attento alla conservazione della storia e del patrimonio architettonico, un edificio ristrutturato è un edificio già esistente che viene adattato alle esigenze contemporanee.
Nel nostro studio, un tipo di lavoro di ristrutturazione lo possiamo definire la ricerca di un equilibrio (spesso sottile) tra conservazione e innovazione, con un impatto tangibile nel breve termine. Il nostro paese, e in particolare la nostra regione Toscana, è ricco di edifici storici e di territori normati da leggi per la tutela del patrimonio, per questo è sempre necessario un lavoro che prenda in considerazione la storicità e le tecnologie applicabili, le strutture originarie e le modifiche necessarie una buona vivibilità.

Una casa in lucchesia come ponte tra presente e passato

Villa Gioma , situata nelle colline lucchesi, è un esempi perfetto del lavoro di ristrutturazione. Sono stati recuperati materiali originari come le travi in legno antico o il cotto tradizionale toscano, è stata rispettata la struttura iniziale, ma sono stati anche fatti ampliamenti che hanno permesso agli edifici di diventare delle abitazioni moderne e ideali. Inoltre, anche per quanto riguarda l’esterno, abbiamo rispettato la pietra con cui era stata costruita, in modo da lasciare il ricordo dell’antica struttura.

L’impatto sul medio-lungo termine della riqualificazione

Quando parliamo di riqualificazione, invece, parliamo di trasformazione dell'uso dello spazio, riconfigurandolo per adattarlo a nuovi scopi e funzioni. Progettare la riqualificazione di spazi è quindi un’occasione per reinventare e ottimizzare un luogo, con impatti che si manifestano nel medio e lungo termine. Spesso i progetti di riqualificazione prendono in considerazione vaste aree urbane o grandi edifici pubblici in disuso, per questo è sempre importante conoscere, oltre alla materia architettonica in sé, anche il contesto sociale e culturale nel quale si inserisce un determinato spazio da riqualificare.

Oltre la mera trasformazione degli spazi, c’è la trasformazione della comunità

Infine, c’è la rigenerazione.
Questa va oltre la mera trasformazione fisica degli spazi, mirando a promuovere la sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’impatto è dunque un impatto a lungo termine dove uno studio d’architettura non si impegna solo a costruire spazi più moderni e sicuri, ma a creare veri e propri luoghi di connessione per la comunità, che promuovano la mobilità sostenibile e la biodiversità urbana.

Il Masterplan per Capannori: benessere della comunità

Rispetto a questi altri due concetti, come studio GAA, abbiamo progettato e realizzato per il centro di Capannori il Masterplan, un vero e proprio piano di riqualificazione e rigenerazione di 40 micro-aree del comune capannorese.
Per noi, disegnare un processo di cambiamento per il Comune di Capannori significa prima di tutto creare uno spazio che favorisca l'aggregazione, la crescita e lo sviluppo della comunità. Questo approccio parte dal riconoscimento che una città prospera è quella che riesce a unire le sue frazioni e la sua popolazione, valorizzando le differenze e le peculiarità all'interno di un unico tessuto urbano coeso.

Il Masterplan “PIU CAPA.CITY - CAPANNORI CITTÀ: “UNA COMUNITÀ, 40 PAESI” si configura come un punto di partenza fondamentale per la costruzione di una città inclusiva e coesa, dove lo spazio pubblico diventa il luogo privilegiato per la socializzazione e la rappresentanza della comunità. La nostra visione va oltre la semplice riqualificazione fisica delle aree urbane, puntando a creare un ambiente che promuova il senso di appartenenza e identità tra i cittadini. Bisogna ricordare sempre che i progetti di riqualificazione-rigenerazione urbana devono garantire benessere attraverso l’applicazione dei principi della bio-climatica e che, la riqualificazione di beni pubblici, consenta di arrestare e invertire i processi di degrado di cui spesso sono protagonisti i paesi di tutta Italia.
Le aree di intervento, dunque, spaziano dalla valorizzazione della Piazza del Municipio in modo che esse possa essere riconosciuta e concepita come centro e fossa funzionare da aggregatore, ma anche interventi sul suolo pubblica come nuove pavimentazioni, segnaletica e illuminazione pubblica più efficace e meno dispendiosa.

A volte, lavorare proprio col “vecchio” e con “l’antico” è il modo più innovativo per trasformare un luogo e rispondere all’imperativa necessità di riconoscersi

E adesso eccoci arrivati alla domanda finale: ma queste tre R sono davvero così fondamentali per il futuro? Beh, noi crediamo di sì. Nonostante la costruzione a partire da zero possa offrire vantaggi e meno limiti, il recupero di edifici e luoghi in disuso o degradati dev’essere una priorità per qualsiasi città. Progetti come il nostro offrono esempi tangibili e di queste pratiche. Dalla ristrutturazione di edifici storici come Villa Gioma alla riqualificazione e rigenerazione di intere aree urbane come illustrato nel masterplan per Capannori, emerge un impegno concreto per creare comunità vivaci e resilienti, dove la qualità dello spazio pubblico favorisce lo sviluppo, la convivenza e il benessere dell’individuo.
A volte, lavorare proprio col “vecchio” e con “l’antico” è il modo più innovativo per trasformare un luogo e rispondere all’imperativa necessità di riconoscersi.
Perché, in mondo sempre più virtuale, non c’è legame più forte di quello con una realtà fisica, con uno spazio che si può percorrere, vivere e dove poter tornare a partecipare.

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