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L’architettura incontra la bellezza: funzione e stile

Settembre 2024

Ogni elemento di un oggetto o di una struttura – che si tratti di dimensione, forma, materiale, colore, suono, odore – contribuisce a creare un linguaggio che tutti percepiamo. Questa percezione può essere razionale o inconscia, ma è innegabile che ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa, essa comunica con noi, e noi la interpretiamo in maniera più o meno personale. Tuttavia, la semplice percezione sensoriale non basta a svelare la vera natura di un oggetto o di un edificio. C’è un altro aspetto fondamentale che entra in gioco quando ci troviamo di fronte a progetti di architettura o di design: le emozioni.

Pensiamo, ad esempio, a una casa o a una poltrona. Quante persone scelgono una casa rispetto a un’altra solo per dormire, mangiare o mettere le proprie cose? Poche, davvero poche. La maggior parte di noi sceglie una certa casa per la sua forma, per la posizione e per la distanza da qualche cos’altro, per il modo in cui entra la luce nell'ambiente e per l'atmosfera che si sente nell’aria. Per il fatto che può facilmente immaginarsi di viverci felice ogni giorno.

Allo stesso modo, scegliamo una poltrona perché, anche solo guardandola, riusciamo a percepire un senso di relax, accoglienza, morbidezza o eleganza, a seconda di ciò che desideriamo. Ogni oggetto acquistato riflette i nostri gusti, il nostro stile, ma soprattutto è uno specchio delle nostre emozioni, quelle che desideriamo rivivere e replicare.

Funzionalità e stile: come coniugarli?

Eppure, per quanto sia cruciale questo aspetto simbolico, è indispensabile ricordare che il design e l'architettura devono sempre coniugare due aspetti fondamentali: l’estetica e la funzionalità. Oggi, assistiamo a una crescente diffusione degli oggetti di design nelle nostre case, dove la funzionalità assume spesso le sembianze di un'opera d'arte. Allo stesso modo, vengono costruiti edifici o infrastrutture che sembrano quasi dei monumenti, dei luoghi da visitare.

Ma come possiamo distinguere un'opera d'arte da un oggetto di design? La risposta non è semplice, e la linea di confine è sempre più sottile. Un vaso in vetro soffiato, ad esempio, è design, arte o artigianato? Un tavolo scolpito da legno riciclato è arte o design?

La risposta a queste domande diventa più chiara se consideriamo ogni architettura o oggetto di design come un processo di considerazioni ed emozioni. Un oggetto ben progettato è sempre un oggetto di design, e uno spazio ben progettato è sempre innanzitutto un progetto d’architettura, indipendentemente dal fatto che sia creato da un artista, un progettista, un designer o un artigiano.

Munari e il ritorno alla semplicità

Un progetto di design è buono se risponde in modo efficace alla funzione per cui è stato concepito. Solo dopo aver soddisfatto questa condizione possiamo iniziare a parlare del rapporto tra la sua bellezza e la sua funzione. Nel 1944, Bruno Munari scriveva su Domus: “Uno torna a casa stanco per aver lavorato tutto il giorno e trova una poltrona scomoda”. Questa provocazione è ancora attuale e mette in luce come spesso tendiamo a creare oggetti complessi e scomodi solo per il desiderio di originalità, a scapito della vera funzione per cui sono stati progettati.

Munari criticava l'ossessione per l'innovazione a tutti i costi, descrivendo come molti designer si concentrino più sull'estetica e sulla novità che sulla comodità e sull'utilità reale degli oggetti. Per Munari, la bellezza emerge quando un progetto risolve problemi in modo funzionale e semplice. Questo principio è fondamentale anche in architettura: un edificio è bello non solo perché gratifica la vista, ma perché risponde alle esigenze di chi lo vive e si integra bene nel contesto in cui si trova. La bellezza architettonica nasce, dunque, dall'armonia tra forma e funzione.

Vitruvio e l’armonia tra firmitas, utilitas e venustas

Il legame tra architettura e bellezza è profondo e affascinante, ed è stato oggetto di riflessioni fin dai tempi antichi. Vitruvio, nel suo trattato De Architectura, individuava tre principi fondamentali dell'architettura: firmitas, utilitas e venustas—solidità, funzionalità e bellezza. Questi tre elementi non sono separabili; un edificio ben progettato è stabile, funzionale e bello. La bellezza non è solo un "optional", ma qualcosa che nasce naturalmente quando un progetto è ben fatto.

Nell'architettura, questo significa creare spazi che non solo funzionano bene, ma che fanno sentire bene le persone.

È il risultato di un progetto che rispetta i materiali, l'ambiente e le persone che useranno quegli spazi.

Il rispetto per il contesto e l’evoluzione naturale dello spazio

Un altro punto importante è il rispetto per il contesto. Quando l'architettura tiene conto del luogo in cui si trova e delle persone che lo abitano, risulta più funzionale e in sintonia con l'ambiente. Non è qualcosa di imposto, ma piuttosto una naturale evoluzione dello spazio. Bellezza nell'architettura non è qualcosa di superficiale, ma il risultato di un processo progettuale che tiene conto di ogni dettaglio. È una bellezza che emerge dall'equilibrio tra funzionalità e estetica, creando spazi che sono al tempo stesso utili e piacevoli da vivere.

Un nostro progetto pensato proprio per questo è la villa in collina del ‘700. Per questo meraviglioso edificio immerso nella campagna lucchese, è stato previsto il recupero degli elementi tipici del fabbricato ed è stato adottato un approccio conservativo nel totale rispetto della struttura preesistente. L’analisi dello stato di fatto e dei luoghi è stato il primo studio per un'attenta e approfondita conoscenza dell’immobile con l’obiettivo di preservarne l'identità e di mantenere il carattere originario del manufatto, riportando al suo splendore sia l’interno che l’esterno della villa.

Parlare di architettura funzionale è possibile, ma senza dimenticare lo stile

Questo principio non si applica solo al design degli oggetti, ma anche all'architettura.

Un edificio non dovrebbe mai essere concepito solo per stupire con forme audaci o materiali innovativi; deve, prima di tutto, rispondere ai bisogni delle persone che lo vivranno. Un buon esempio di architettura funzionale è un edificio progettato per essere energeticamente efficiente, accessibile e confortevole per i suoi occupanti. La priorità è data all'esperienza dell'utente, garantendo che lo spazio sia intuitivo, sicuro e in grado di risolvere problemi reali.

La storia dell’architettura funzionale è una storia moderna, che ha sempre a che fare con il proprio tempo.

C’è un nuovo equilibrio che va cercato. E va cercato coniugando funzione, bellezza ma anche ambiente

Negli ultimi anni, l’architettura ha di nuovo subito un’evoluzione radicale, perché deve confrontarsi con enormi sfide di ordine tecnico, estetico, economico e sociale. Le nuove tecnologie hanno permesso di evidenziare una novità formale latente e preesistente, portando a una visione dell’architettura in cui la forma segue la funzione in modo più rigoroso.

L’architettura funzionale, intesa come quella che cerca di fondere bellezza e utilità, si è evoluta ulteriormente, integrandosi con i principi della bioarchitettura. La bioarchitettura, considerata la nuova frontiera, si basa su principi etici come la salvaguardia dell’ambiente. Le nuove costruzioni vengono pensate per “abbracciare il pianeta” e, anche esteticamente, spesso comunicano il loro fine.

Design e architetture di questo tipo non sono infatti solo approcci, ma una filosofia che pone al centro l'essere umano, il pianeta e le sue necessità, combinando l'estetica con la praticità. Come suggeriva Munari, il buon design non è mai fine a sé stesso. E una bella casa non è mai solo bella; dove però dev’essere bello vivere e stare il maggior tempo possibile.

Seguire questa filosofia significa migliorare la vita quotidiana, rendendo gli oggetti e gli spazi che ci circondano non solo esteticamente piacevoli, ma anche utili, accessibili e in grado di rispondere efficacemente ai bisogni di chi li utilizza. In questo modo, possiamo fare la nostra parte per creare un mondo in cui la bellezza non sia mai disgiunta dalla funzione, ma ne sia un naturale complemento.

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