Il riscaldamento globale e il fenomeno “isola di calore urbano” stanno trasformando le nostre città in vere e proprie trappole afose, roventi e difficili da abitare. Se trovare soluzioni che migliorino il comfort termico e riducano il consumo energetico è diventato un discorso molto attuale, capire quali sono le risposte più efficaci è cruciale. E una di queste è l'uso del verde in architettura.
L'integrazione di facciate verdi, tetti erbosi e parchi non è solo una questione estetica. I benefici della natura in ambito urbano includono la riduzione delle emissioni di CO₂, l'abbassamento delle temperature, il miglioramento dell'isolamento termico ed il miglioramento della qualità dell'aria. Ma forse può fare ancora di più. In sintesi, la vegetazione rende le città più vivibili e contribuisce a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
L'uso del verde in architettura non è un concetto nuovo.
Già in passato (a partire dalle civiltà più antiche e sviluppate), l'integrazione della natura negli edifici e negli spazi urbani era pratica comune, ed era in grado di migliorare l'estetica e la qualità della vita dei cittadini. Villa Tivoli, i Giardini Pensili di Babilonia e i tetti di torba nei paesi nordici sono esempi che dimostrano come la sinergia tra architettura e natura abbia sempre offerto soluzioni sostenibili.
Oggi, è necessario riprendere e studiare queste pratiche, ri-attualizzarle, metterle in campo e misurarne l’efficacia e le potenzialità. Progetti come la Prato Urban Jungle di Stefano Boeri e il Parkroyal on Pickering di WOHA Architects a Singapore mostrano come il verde possa essere integrato in contesti urbani moderni. Questi progetti dimostrano che è possibile creare spazi belli, funzionali e sostenibili. Stefano Boeri, architetto italiano, è il visionario dietro il Bosco Verticale a Milano, due grattacieli alti rispettivamente 120 e 90 metri dove una variegata biodiversità cresce occupando una ridotta porzione di terreno. Questo edificio innovativo, ricoperto di vegetazione, rappresenta un tentativo di reintrodurre la natura nell'ambiente urbano di una Milano fin troppo cementificata sin dal ‘900.
E’ importante enfatizzare la necessità di estendere l'uso del verde in architettura non solo ai progetti residenziali di alta gamma, ma anche all'edilizia sociale e scolastica. Un esempio significativo di questa visione è il progetto Trudo Vertical Forest ad Eindhoven (S. Boeri), che dimostra come la vegetazione integrata possa trasformare edifici e spazi pubblici, migliorando la qualità della vita in contesti più ampi e inclusivi.
Perché città e foreste non possono essere più viste in antitesi.
Le città devono diventare protagoniste di una campagna globale per ridurre e contenere il cambiamento climatico.
È fondamentale ripensare la nostra concezione di città e metropoli, immaginandole come organismi viventi che si ispirano agli alberi e alla vegetazione degli spazi naturali. Corridoi verdi, aree protette, boschi verticali e orizzontali, parchi e orti di quartiere devono diventare la norma, non l'eccezione.
E anche l’Unione Europea sta facendo la sua parte.
L’UE mira alla neutralità climatica entro il 2050: questo obiettivo sottolinea l'importanza di adottare pratiche sostenibili in ogni ambito, inclusa l'architettura. L'integrazione del verde nei progetti architettonici non è solo una moda o un trend, ma è una necessità sociale, per non dire umanitaria, normalizzata a livello giuridico internazionale.
Anche se, inizialmente, potrebbe sembrare una cosa da poco, in realtà rappresenta una grande opportunità per riconsiderare quanto fatto fino ad oggi e non avere paura di cambiare direzione.
Nel nostro studio, che si tratti di progetti per committenti privati o opere pubbliche, l'integrazione del verde è sempre un aspetto centrale e cruciale. Abbattiamo le classiche barriere tra “dentro” e “fuori'”, facendo entrate il verde nello spazio progettato. Per le opere destinate alle comunità, il nostro obiettivo è integrare attentamente il verde, valutando sia il suo impatto visivo che quello termico. L’obiettivo è quello di progettare spazi verdi integrati con l'architettura, e che questi possano funzionare da termoregolatori naturali. D’altronde è una verità quasi preistorica: non c'è miglior ombra di quella generata da un albero.
Un esempio concreto del nostro approccio è la proposta per la rigenerazione del quartiere Baknang a Stoccarda, dove abbiamo integrato soluzioni verdi per migliorare il microclima urbano e offrire nuovi spazi di aggregazione sociale.
Ma il futuro è l’interconnessione o la separazione?
Mentre vediamo sorgere in molte parti del mondo intere metropoli senza nemmeno un filo d’erba o un giardino, allo stesso tempo sentiamo parlare di riforestazione di aree senza esseri umani. Ma un’interconnessione tra le due è possibile? Città e natura possono andari di pari passo e insieme?
Certo che sì. Il verde urbano dovrà essere al centro delle nuove città, sia in maniera ideale sia in maniera molto concreta, per migliorare la qualità della vita e contrastare il cambiamento climatico. La mobilità dovrà essere leggera e sostenibile, riducendo la dipendenza dai carburanti fossili.
L’obiettivo è raggiungere la completa autosufficienza dei centri urbanizzati con edifici in grado di catturare e conservare energia rinnovabile, assorbire CO2 e restituire ossigeno.
L'architettura verde, quindi, non si presenta solo come una delle risposte alle sfide climatiche, ma come un'opportunità fondamentale per progettare città e spazi più vivibili, sostenibili e resilienti. Investire nel verde urbano significa orientare il lavoro di noi architetti verso soluzioni che migliorano la qualità della vita, ottimizzano l'uso delle risorse e favoriscono un futuro più equilibrato per le nostre comunità e il nostro pianeta.